L’altro giorno, in metropolitana, sono finita due fermate oltre la mia, mentre tornavo a casa. Mi sono distratta, osservando due signore che si parlavano l’una di fronte all’altra. Non so cosa si sono dette, mi sono soffermata su altro: il gesto distratto di aggiustare la mascherina, pizzicandola e sistemandola bene sul naso, un gesto diventato abitudinario, lo facciamo tuttə, che ha sostituito quello di grattarselo, il naso, o quello di dare una spintarella col dorso della mano a una lente degli occhiali, per rimetterli dritti.
(Una volta che si è indovinato il verso degli occhiali, senza che questi si appannino, non c’è motivo di disturbare l’equilibrio raggiunto: noi occhialuti sappiamo che non lo riacquisteremo.)
Benvenutə su Novelz, la newsletter che nel 2003 sarebbe stata un blog, dove per la prima volta c’è un tema: le lettere.
Ti racconto di Amy, la mia pen pal più duratura, un libro che ho letto da poco e due progetti epistolari; infine, trovi il solito riassunto di cosa ho fatto ultimamente.
Carə amicə ti scrivo
Amy viveva a Denver, Colorado, in una casa col giardino intorno e un garage.
Il suo più grande amore era il suo gatto RaRa — scritto così, non so come si pronunciasse — che viveva e mangiava nella sua stanza e dormiva sempre con lei. Rick suo fratello, un ragazzotto grasso la prendeva in giro perché lei portava gli occhiali rossi.
Di Amy conoscevo tutto, in elenchi precisi, che arrivavano ogni mese e mezzo circa su carta rosa o arancione, dentro buste da lettera rettangolari e grandi con una grafia da ragazza del liceo delle serie tv americane. Eravamo amiche di penna per caso, come due compagne di banco appena arrivate alla scuola nuova. La professoressa di inglese di prima superiore ci aveva suggerito di esercitarci a scrivere in lingua e quindi di compilare il questionario con gusti e preferenze, per trovare la persona migliore possibile con cui scriverci.
Io avevo barrato una casellina sola: MUSICA.
Amy era metodica: in ogni lettera scriveva una pagina o una pagina e mezza in inglese e altrettanto in italiano. Non l’ho mai fatto, ma se avessi contato le battute avrei di sicuro ottenuto un numero identico. In questo modo mi costringeva ad impegnarmi: non sono mai riuscita a sottrarmi allo sforzo evidente che chiedeva una ricompensa. Era anche ordinata e puntuale. Ogni due lettere, mi arrivava una fotografia.
La prima fu quella del gatto: un siamese con gli occhi assottigliati e furbi; la seconda quella del giardino pieno di arbusti sempreverdi; la terza fu la sua stanza: tende bianche, un letto enorme, una porta con uno specchio agganciato, che rifletteva un’altra porzione della camera, allargando lo spazio dell’immagine e rendendo visibile l’angolo di un quadro appeso al muro colorato di verde pallido, forse sbiadito. La quarta furono i suoi genitori, in posa sull’uscio di casa, con le giacche addosso e pronti per uscire. Amy somigliava a sua madre. Poi fu la volta della strada verso la scuola, dell’armadietto marrone chiaro e infine di un principio di ragazzo senza brufoli e l’espressione seria, con cui scambiava qualche parola durante matematica.
Amy odiava suo fratello, ma voleva molto bene a suo cugino Brian, perché era più grande di lei e le dava da leggere dei fumetti e da ascoltare della musica da grandi e ogni tanto la portava fuori il sabato pomeriggio. Amy era convinta che le voleva bene come una sorella, quindi sarebbero stati insieme per sempre.
«For ever», mi scrisse una volta.
Interessante, pensai io.
Cercavo di starle dietro, a fatica, le mandai la foto della mia stanza, dopo averla ordinata, con protagonisti solo i libri nella libreria nera lucidissima, e a lato la mia racchetta da tennis; poi spedii la foto di ciò che vedevo dalla mia finestra: un vicolo in salita che diventava un altro vicolo se voltavi a destra, e una di me stessa, di qualche tempo prima, con la suddetta racchetta in mano, ma lei il tennis non piaceva.
«It’s boring», mi rivelò nella lettera successiva.
«You read a lot and don’t listen to music. Bad», mi bollò.
Si sentì in obbligo di aprirmi una porta. In quel giudizio mi resi conto che non saremmo durate granché, Amy ed io, ma andammo avanti abbastanza perché io ricevessi una musicassetta e perché lei ne pretendesse una indietro. Una competizione che sapeva che avrebbe vinto e io non ero molto sicura di voler affrontare.
«Let me know what you listen to», pretese.
«This is what I listen to», scrisse.
Ma guarda questa, pensai. Quanta tracotanza. Quanto modo di fare da sapientina.
La mia selezione non arrivò mai, mi arresi appena ascoltai la sua. La consumai. Non avevo niente di altrettanto forte. Scrissi che la mia l’avevano persa le Poste Italiane — questo fantomatico servizio che spiegai per filo e per segno, a cui avrei dato la colpa per diverse cose, prima dell’avvento di internet.
Non ammisi che aveva ragione sulla mia cultura musicale, continuammo a parlare di gatti e del suo ragazzo, arrivò l’inverno, e spedii una fotografia della neve, sperando che la distraesse dalla mia musicassetta.
«Qui in inverno nevica molto», appuntai dietro all’immagine. «La neve è bella finché qualcuno non ci mette i piedi dentro.»
Adesso vediamo com’è la neve in Colorado, pensai, mentre la cassetta riproduceva Let down, poi Karma Police e infine Lucky.
Non mi rispose più.
***
La «promessa pen pal» era poter andare in giro per l’Europa e il Mondo confondendosi, in modo che se avessimo pronunciato correttamente «can’t» con la a giusta e un certo piglio britannico, avremmo trovato il nostro posto nel mondo: era la metà degli anni Novanta, era da poco passato il 1992. La cosa che più si avvicina nella mia testa all’attuazione dell’Unione Europea è un’utopia nell’utopia: pensare che se avessimo parlato tuttə allo stesso modo saremmo stati inevitabilmente uguali.
E-mail o posta è lo stesso
Un libro
Lo scorso 25 marzo è uscito per Nottetempo Ti basta l'Atlantico? Lettere 1906-1931, a cura di Chiara Valerio e Alessandro Giammei, la raccolta delle lettere di Virginia Woolf e Lytton Strachey. Dentro ci trovi discussioni su libri, scrittura, stroncature di colleghə, pettegolezzi, ragionamenti sull’oceano e sulla natura. Le traduzioni sono basate sugli originali archiviati in vari fondi internazionali, tra cui quelli della Mortimer Rare Book Collection dello Smith College del Massachusetts.
È stata una lettura spassosa, che mi ha restituito un contesto di amori e dolori e mancate passioni: quasi ogni gioia per l’una è una non gioia per l’altro e viceversa. I due si vogliono bene, hanno una intimità fremente, ma hanno gusti diversi e si confrontano con le loro differenze e divergenze.
Nei carteggi esistono solo Woolf e Strachey, un andirivieni di giustificazioni per mancate risposte, inviti a cena e per il tè, e convenevoli intimi; un mondo nel mondo, fatto di gerarchie ben precise, in cui la letteratura ha un ruolo sovraumano, spirituale, proprio nel senso di presenza superiore e il divertimento sta proprio nell’entrare nel loro mondo e assaggiarlo qua e là, spaziando in angoli diversi.
Una newsletter-mondo
Il progetto «About Woolf», invece, è una newsletter epistolare, in cui Virginia Woolf ti scrive.
Ogni numero si apre con una lettera indirizzata a chi la riceve, in cui Virginia racconta. Una lettera breve, che può variare di argomento, ma sempre scritta con morbidezza e leggerezza. Mi piace il tono intimo, il modo sinuoso di infilarsi tra le mie e-mail e poi lo ammetto: l’idea che sia indirizzata proprio a me mi coccola sempre un poco.
Ogni numero racconta un contesto, in una fotografia e un «chi, cosa, come», che dà una cornice storica e puntuale a ciò che è riportato nella lettera.
«About Woolf» è il mondo di una delle autrici più importanti e mai troppo raccontate della letteratura e sta per approdare a un abbonamento cartaceo. Sta su Instagram, su Twitter, su Medium e, appunto, arriva per e-mail: se vuoi ti iscrivi qui.
Virginia Woolf era molto piacevole e divertente, io non lo sapevo.
Un abbonamento
Non so se conosci APRI: è nato sotto i portici di Bologna a novembre 2020 ed è un progetto di racconti autoconclusivi per corrispondenza.
Funziona in questo modo: puoi abbonarti (minimo 3, massimo 12 mesi) e ogni mese arriva per posta un plico, con il racconto in forma epistolare e la sua storia, che parte fin dal francobollo.
Una lettera non è mai solo un modo di scrivere, o di immaginare un lettore, ma è una conclusione necessaria per chi la usa, che ha delle premesse, delle pretese e un imprescindibile svolgimento. Si dichiara in ogni piccolo dettaglio: APRI lo sa e dunque gioca con quello che la lettera implica o semplicemente non esplicita.
Mi sono abbonata a febbraio, e ho ricevuto due lettere; per provare puoi comprare un arretrato direttamente dal sito.
La prima
La lettera scritta da Zeno Toppan è inviata da Atmund Lloyd soldato della terza divisione di stanza in Vietnam a Clara Golden, che abita in Pennsylvania, a Harrisburg. Clara gli ha proposto di incontrarsi e lui aspetta molto prima di risponderle. Lo fa con questa lettera, che non spedirà mai, perché le dimensioni temporali lo impediscono e il vero Lloyd abita un’altra epoca e vive un altro mondo in cui due amanti possono incontrarsi solo quando arrivano al Settimo Livello dell’Amore.
Ti parlo di queste cose, amata Clara, per spiegarti la titubanza che mi scuote ormai da mesi e mi esalta sino a farmi ballare, ma qualche volta mi abbatte sino al tetro languire delle giornate spese nella tristepressione.
La seconda
Le lettere in giacenza, appunto, sono scritte da Ester Viola e sono due: una è indirizzata a Paolo, l’altra a Barbara. Le scrive Viola e le mette in una cassetta di sicurezza fino alle date indicate sulle buste (28 dicembre 2022 e 28 dicembre 2070) presso una filiale del Banco di Credito Campano. Alle date indicate verranno spedite, i dubbi sciolti e i rancori, forse, sopiti.
Quando chiedono come fai a sapere quando è amore, ecco: Amore è quando capisci al volo la cosa sensata da fare, e non la fai.
Non so com’è, ma a un certo punto si diventa estranei. Non c’entra dimenticarsi, o che ti piaccia un’altra persona, come con l’amore. È più complicato, con l’amicizia.
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Scrivo cose
Su Ultimo Uomo ho provato a rispondere alla domanda Perché il tennis è il più ricco degli sport femminili, partendo da un dato su tutti: le classifiche della rivista Forbes sugli sportivi più pagati e sulle sportive più pagate.
A casa di Ragazze nel pallone racconto di Jennifer Brady, uno degli ultimi talenti americani sbocciati durante lo Slam di Australia e vincitrice in doppio insieme a Ash Barty del torneo 500 di Stoccarda.
Vedo gente (online)
Le dirette con Letture metropolitane sui libri di sport su Instagram sono terminate, le trovi sulla loro IGTV o su You Tube.
Sono stata ospite di Strategie Prenestine, uno gruppo di lettura nato alla Prenestina (Roma). Durante la diretta su Instagram con Carola Moscatelli abbiamo parlato di Steffi Graf, della scrittura, della letteratura sportiva e, per la prima volta ho risposto alla domanda: «Ma tu, come scrivi?».
Per questo numero è tutto.
A presto!
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