Un ritorno molto sportivo, questo di Novelz, ispirato da Serena Williams a Wimbledon.
Una volta, più di dieci anni fa, uno scrittore molto in gamba mi disse che metà delle persone che conosceva - suoi colleghi - non parlavano mai pubblicamente dei fallimenti personali di scrittura, per evitarli nuovamente, per cercare di renderli meno evidenti, per non far accadere un sortilegio.
Esistono i fallimenti affascinanti. Un fallimento affascinante per chi scrive è cadere rovinosamente e poi avere una rivincita qualche tempo dopo, in modo che la conclusione sia una dimostrazione plastica di «avevo ragione io».
Lo scrittore mi parlava degli altri (non mi ha mai confessato i suoi fallimenti), quelli che rimarranno per sempre irrisolti e torneranno a tormentare nei momenti meno opportuni. Non so perché non si parli mai del fatto che non tutte le idee sono ben scritte o ben realizzate o che i progetti naufragano, come le barchette di carta dei bambini.
Ad ogni modo, ecco il mio più recente: più o meno tra aprile e maggio sarebbe dovuto uscire un libro nuovo e non è accaduto e la verità non era che non piaceva abbastanza, ma che quasi certamente quell’idea era mal realizzata. Cosa rimane di un fallimento, piccolo o grande che sia, è un terreno umido che si fa profondo, che si rabbuia e non vede mai la luce. Punto. Fine. A capo. Senza ripensamenti. Non credo che i fallimenti siano solvibili come il sale nell’acqua. Non a caso, non ho mai seguito una carriera sportiva. Il fallimento rimarrà lì, e tornerà nei momenti meno opportuni.
Per molte persone, però, esiste una sublimazione del fallimento: la ricerca del buono nella caduta, del momento di riconciliazione, della redenzione. È una pratica spirituale, a pensarci; forse per questo mi appartiene poco.
***
Ho fatto questo esercizio: ho cercato su Google, a portata di mano, la parola «fallimento» insieme a «curare» (in inglese, altrimenti si incappa in articoli giuridici sui curatori fallimentari) e sono venute fuori accezioni del fallimento che hanno a che fare con il senso di colpa, con versioni molto profonde e gravi, con questioni di sicurezza personale: non è di questi aspetti che intendevo parlare, ma di qualcosa di più superficiale, come ad esempio la rinuncia. Il fallimento più «leggero» ha a che fare con un’idea a cui bisogna necessariamente rinunciare.
Molto lontano da mia nonna che avrebbe detto solo: «chi non fa, non sbaglia», su Google la concentrazione della parola fallimento sta nell’accezione della colpa. Il fallimento fine a se stesso sembra non esistere, sembra che sia quasi più un’emozione che un fatto analizzabile e poi emozionabile. E forse è così, non lo so, non sono medico o psicoterapeuta, ma fallire e quasi basta non è dato. Non su Google, almeno, non nella nostra attuale coscienza collettiva.
L’a capo
«Punto. A capo», scrivevo sopra.
Anche nel mio caso ci sono stati due a capi essenziali. Uno è arrivato già a febbraio, l’altro a fine aprile: quest’ultimo riguarda Goleadora che ha vinto il premio come Miglior Podcast di Sport 2021 alla prima edizione degli Italian Podcast Awards. Era il 30 aprile, sono passati mesi, ma ripartirei da qui.
Giorgia e io eravamo totalmente impreparate al premio che non avevamo pensato a niente, nemmeno una parola, però nella puntata 13 un po’ ci rifacciamo.
Goleadora è arrivato alla puntata 15, dove raccontiamo la pre-partenza dell’Europeo di calcio femminile che inizia oggi 6 luglio. Lo ascolti su Spreaker, su Spotify principalmente e su Google Podcast (Su Apple Podcast no, ma non è voluto: stiamo risolvendo dei problemi tecnici!) e se proprio non ti fidi di me, lo ha consigliato anche Lo Slalom del 5 luglio.
A proposito: persone che falliscono bene
Un TED Talk del 2019
Valorie Kondos Field in questo TED talk racconta perché vincere non vuol dire avere successo. È stata per 29 anni la coach della squadra di ginnastica femminile dell’ UCLA (University of California Los Angeles), ha vinto molti campionati ed è una a cui si pensa quando si pensa al concetto di leadership.
Inizia la sua carriera da allenatrice nel 1990 senza avere mai praticato la ginnastica, ma con esperienza nella danza. Non ha mai insegnato le figure, come fare gli esercizi, non avrebbe mai saputo come. Nei primi anni imita gli allenatori che vede e adotta uno stile duro e privo di qualsiasi empatia, per indurre le atlete a cercare solo la vittoria. Un giorno la squadre chiede un incontro con lei per elencarle tutte le occasioni in cui il suo comportamento è stato doloroso. Due ore, dice nel TED Talk.
Il suo atteggiamento cambia. Inizia dalla motivazione, dal supporto. Al minuto 5.25 finisce il preambolo e parte con il succo del discorso: il suo stile di coaching diventa «sviluppare campionesse attraverso lo sport».
Le storie interessanti di questo TED Talk sono però due: una è quella del cambiamento operato da Valorie Kondos Field, l’altra è quella di Katelyn Ohashi, ex ginnasta statunitense che è nella squadra di UCLA, una studentessa-atleta promettente e che a un certo punto in un meeting di squadra pronuncia la frase: «Semplicemente, non voglio essere grande di nuovo» esprimendo odio per il contesto del successo nella ginnastica, non per lo sport in sé.
Questa storia finisce (SPOILER!) bene, la risoluzione ha a che fare con la gioia, con questo video qui sotto e con la prosecuzione del TED Talk, ovviamente.
Il calcio: la cosa più seria tra quelle meno serie vale anche per le femmine?
Football, She wrote & Moving the Goalposts
La casa editrice inglese Waterstones (e non esiste traduzione in italiano) ha pubblicato un’antologia di 20 saggi scritti da altrettante autrici e dedicati al calcio. Si intitola Football, She Wrote: ogni storia porta alla ribalta un aspetto diverso del calcio femminile, ora storico, ora più attuale, e prende in esame personalità particolarmente rilevanti oppure chi sta cambiando il movimento in questi anni. L’idea è che ci sia una linea unica che tiene insieme tutto: il gioco, il football, l’unica cosa che vale la pena raccontare e che, allo stesso tempo, ne fa scaturire tante altre. Ci sono momenti anche per l’importanza dell’esperienza personale, della fatica fatta per essere riconosciuta in una sala stampa o anche solo accettata come corrispondente in certi contesti.
The Girls of ‘72 è il racconto che apre la raccolta e anche uno dei miei preferiti: Julie Welch racconta di una partita fra Scozia e Inghilterra giocata nel 1972 dopo la quale lo sport cambia, perché finisce di fatto il divieto di giocare a calcio in ambito più che amatoriale per le donne. Durava dal 1932. L’altro molto interessante è Cook who found the right recipe di Kate Battersby che racconta di Joyce Cook, attuale Senior Advisor (Safe Sport Entity) della FIFA. E infine, quello di Molly Hudson, Winning and losing, che invece descrive il suo rapporto con Fran Kirby, calciatrice del Chelsea e dell’Inghilterra, dopo un’esperienza comune.
Football, She Wrote è una raccolta ben curata e interessante, piacevole da leggere, dal titolo accattivante e potresti star pensando a lei anche tu, lo so:
Football, She Wrote arriva dalla terra che lancia Moving The Goalposts, la newsletter a cura del Guardian (ancora!) sul calcio femminile - il titolo peraltro è una metafora al cambiare le regole, il processo, mentre il gioco è ancora in corso: praticamente, un manifesto.
No, certo: non è una coincidenza. Non è una coincidenza che ci siano ben 20 autrici da inserire in una raccolta e che un quotidiano nazionale - in cui lo sport in generale è un argomento sempre molto lungamente trattato - tratti il calcio femminile come un argomento di primario interesse. Non è un caso che accada tutto quando l’Inghilterra ospita gli Europei del 2022, ovviamente.
L’illuminata
Joyce Carol Oates da sempre una di noi
Joyce Carol Oates ha aperto la sua newsletter e questa di per sé è una buona notizia. Uno dei numeri è dedicato ovviamente alla boxe, una delle sue passioni più durature e a Mike Tyson nel particolare: riprende A Terrible Beauty is Born, il suo primissimo pezzo di sport uscito nel 1987 (Sulla boxe è ancora uno dei migliori libri di sport che siano mai stati scritti):
Mike Tyson, a boy warrior, has become legendary, in a sense, before there is a legend to define him.
La newsletter di Joyce Carol Oates è un diario, lo dice il titolo stesso e nel post di apertura dal titolo I’m nobody: who are you? un classicissimo post-manifesto, dice:
Most of a writer’s life is spent in solitude. Inviting potential friends into this solitude feels like a natural response to the restrictions of the past two years. I will hope to hear from readers & particularly from fellow writers. If you have questions, or observations & commentary, I would be interested in these & will try to reply as often as I can.
Insomma: scrivile, è possibile che Joyce risponda.
Ancora tre cose
La mia prima volta di carta (se escludiamo il Sottobanco)
A maggio ho intervistato Alia Guagni, una delle calciatrici più importanti del nostro Paese. In attività al Milan, non è all’Europeo perché esclusa dalle ultime tornate di convocazioni e a ma personalmente dispiace molto.
In questi giorni uscirà il numero di Rivista Undici sullo sport femminile e sull’Europeo che inizia oggi. (L’avevo già detto?)
È realizzato in 4 cover diverse, ciascuna dedicata a una calciatrice: Valentina Bergamaschi, Alia Guagni, Valentina Giacinti e Elena Linari. Ogni cover story un’intervista differente e una penna diversa. E appunto una è la mia.
Le Guide all’Europeo femminile
Sono tre:
Quella di Goleadora, appunto, pubblicata su L’Ultimo Uomo.
Questa pagina del Guardian, che racchiude tutto lo sforzo (collettivo, cercato, unico) del quotidiano per raccontare questo Europeo: non tutto è spettacolare, ma lo spazio, il senso sì.
La pagina del torneo, tirata a lucido e curata da UEFA.
Vedo gente
In occasione delle partite dell’Italia dell’Europeo, torno da Calcetto Eleganza a fare le chiacchiere e a tifare, come l’anno scorso di nuovo a Scalo Lambrate. Se sei a Milano, vieni!
Per questo numero è tutto.
A presto (ehm…forse)!
Se sei qui per la prima volta
Novelz sta per «Novel» più una «z» difettosa: è come dire romanzo, storie, ma con un errore alla fine e quindi darsi delle arie, ma sul più bello pentirsene.
La newsletter
Novelz è iniziata a gennaio 2021. Ci troverai sempre delle storie: le mie, quelle che leggo, quelle che guardo, quelle di sport e quelle deglə altrə che mi piacciono molto.
La (breve) bio della titolare
Vivo a Milano dal 2007, con Simone dal 2012, con Paolo dal 2016 e vicino alla Martesana con molte piante dal 2020. Collaboro con «L’Ultimo Uomo», «ilLibraio.it» e «Zarina» e mi trovi principalmente qui e su Instagram. Ho scritto due libri: l’ultimo si intitola Steffi Graf, lo ha pubblicato 66thand2nd e racconta la carriera in singolare della prima grande tennista a cui mi sono appassionata. Sono una delle due voci di Goleadora, un podcast sul calcio femminile.